Vincenzo Bellini
Direttore d’Orchestra, Andrea Battistoni
Regia, Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
Assistente alla regia, Federico Vazzola
Scene, Federica Parolini
Costumi, Daniela Cernigliaro
Luci, Luigi Biondi
Mimi e danzatori: Luca Alberti, Filippo Bandiera, Fabio Caputo, Alessia Donadio, Dario Greco, Barbara Innocenti, Ivano La Rosa, Nicola Marrapodi, Erika Melli, Davide Riminucci, Enrico Vazzola.
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani
Personaggi e interpreti principali
Norma Mariella Devia – Desirée Rancatore
Adalgisa Annalisa Stroppa – Valentina Boi
Pollione Stefan Pop – Roberto Iuliano
Oroveso Riccardo Fassi – Mihailo Šljivić
Clotilde Elena Traversi
Flavio Manuel Pierattelli
Allestimento Fondazione Teatro Massimo di Palermo – Arena Sferisterio di Macerata
– Primo atto 1 ora e 25 min.
-Intervallo 25 min.
-Secondo atto 1 ora e 10 min.
Totale 3 ore circa
Norma
Da me fuggire tentasti invano,
Crudel Romano, tu sei con me.
Un nume, un fato di te più forte
Ci vuole uniti in vita e in morte.
Sul rogo istesso che mi divora,
Sotterra ancora sarò con te.
Norma, Atto II
La Grecia e la Sicilia: una tradizione millenaria di scambi culturali ereditata da Bellini, catanese, nel suo capolavoro, Norma, opera intrisa di tematiche e atmosfere da tragedia greca. Tragico nel senso classico è il conflitto della protagonista, divisa tra il ruolo – oggi si direbbe istituzionale – di sacerdotessa dei Druidi e quello di madre e di donna innamorata e abbandonata. L’oggetto del suo amore, il padre dei suoi figli che l’ha lasciata e ora ama la giovane novizia Adalgisa, è il proconosole Pollione (siamo ai tempi delle Gallie invase dai Romani), un nemico del suo popolo: un sentimento, dunque, che mette in crisi la sua vita e la sua identità. È l’eterno contrasto tra il pubblico e il privato, vivo ancora oggi, come tutti i grandi temi affrontati dal teatro greco, da Edipo alla Medea (a cui Norma deve moltissimo). L’altezza del soggetto si riflette nella musica: recitativi maestosi, solenni cori religiosi, violenti cori guerreschi e un canto sublime che spesso è sospeso nello spazio e nel tempo, come nell’aria più famosa, “Casta diva”, invocazione quasi leopardiana alla luna. La regia dei siciliani Lugi Di Gangi e Ugo Giacomazzi mette in luce la modernità del dissidio di Norma e la mediterraneità della tragedia: temi antichi e musica ottocentesca che ancora ci parlano.
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