LUCIA DI LAMMERMOOR
Gaetano Donizetti
Direttore d’Orchestra Andriy Yurkevych
Regia Lorenzo Mariani
Assistente alla regia Christian Rivero
Scene Maurizio Balò
Costumi Silvia Aymonino
Assistente ai costumi Vera Pierantoni Giua
Luci Linus Fellbom
Videomaker Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii
Nuovo allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione Teatro Comunale di Bologna –ABAO-OLBE di Bilbao
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani
Personaggi e interpreti principali
Lucia Zuzana Marková – Elena Mosuc
Edgardo Andrea Bocelli – Luciano Ganci
Enrico Stefano Antonucci – Federico Longhi
Raimondo Mariano Buccino – Alessio Cacciamani
Arturo Marcello Nardis – Blagoj Nacoski
Alisa Carlotta Vichi
Normanno Didier Pieri
IL COMUNICATO STAMPA 29/5/2018
Durata dell’opera:
Prima parte (primo e secondo atto) 80 minuti
Intervallo 25 minuti
Seconda parte (terzo atto) 50 minuti
Totale 2 ore e 35 minuti circa
Lucia di Lammermoor
Mentre veniva trasportata al di là della soglia, ella guardò giù e proferì le sole parole articolate che avesse pronunziato fin allora, dicendo con un ghigno di esultanza: – Allora, lo avete raccolto il vostro bello sposo?
Walter Scott, La sposa di Lammermoor, cap. XXXIV
Scozia, XVI secolo: Lucia, costretta, su pressione del fratello, a rinunciare a Edgardo, il suo vero amore, precipita nella follia, assassinando il marito il giorno delle nozze e morendo di dolore. Nessuna delle tante “scene della pazzia” che si incontrano nel teatro d’opera è realistica e toccante come quella del terzo atto della Lucia di Lammermoor, ispirata a un romanzo di Sir Walter Scott. Donizetti va oltre la convenzione, dando voce a quel disagio psichico che la psicoanalisi, poco più di mezzo secolo dopo (l’opera è del 1835), cercherà di comprendere e guarire. Una pazzia moderna: non quella epica di Orlando, iraconda, fatta di sguardi infuocati, urla animalesche e capelli strappati con le mani, “maschile” e a suo modo eroica; una follia al femminile, che si manifesta in insistiti gorgheggi, esili e filiformi. Come ha scritto Alberto Savinio, la pazzia di Lucia «è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure.» La regia di Lorenzo Mariani parte dal celebre quadro di Everett Millais, raffigurante Lucia che si sostiene al braccio di Edgardo: «Capisco dallo sguardo di lei – spiega il regista – un’anima che respira, dall’intimo, una trasparente bontà, ma troppo delicata e indifesa, pericolosamente pura, fino all’estremo.»