L’ATTESA
di Mikael Tariverdiev
Atto unico
Libretto tratto dal poema omonimo di Robert Rozhdestvensky
Prima rappresentazione: 1984, Festival La Primavera del Don
Soprano: Mirella Di Vita
Pianoforte: Dario Bonuccelli
Regia: Mariya Chamkina
Costumi Elisa Novacchi
NOTE DI REGIA
Mariya Chamkina
In sala buio totale. Poi improvvisamente si accendono le luci. Autunno, foglie per terra… Appena inizia la musica, LEI si anima e comincia a cercare il suo amante.
Guarda l’orologio. Aspetta. Si rimprovera per essere arrivata prima di lui, con molto anticipo a causa della sua agitazione. Quindi aspetta nuovamente e dopo un po’ la sua attenzione viene attratta da un oggetto: una rivista di moda lasciata lì, per caso.
Questa rivista le fa pensare alla condizione della donna moderna. Poiché la persona amata non è ancora arrivata, LEI inizia a considerare necessario valutare il suo aspetto, pettinarsi, guardarsi allo specchio, aggiungere un po’ di rossetto: anche LEI è una donna molto moderna, e come tutte le donne moderne crede di essere capace di aspettare. Improvvisamente arriva la tristezza. Comincia a pensare a se stessa, alla sua vita. Poi interrompe i suoi pensieri e considera che lui non è ancora arrivato. All’improvviso viene trafitta dal suono della sirena di un’ambulanza che buca il silenzio. LEI teme che sia accaduto qualcosa a lui. Le si gonfia il cuore di angoscia e non crede di poter sopportare questo dolore… Ma gradualmente l’ansia viene sostituita dalla speranza. LEI torna ad immergersi nei suoi sogni e immagina di
stare vicino a lui, di addormentarsi e risvegliarsi sulla sua spalla; s’immagina guardare insieme a lui il cielo notturno; di essere baciata e di ballare stretta a lui…
LEI è finita nel mondo dei suoi desideri… e la danza continua fino ad una caduta che la fa tornare alla bruta realtà: lui non c’è.
È notte fonda, fa freddo e LEI è ancora sola. Arriva la paura… La paura di essere sola lì, in quel luogo e la paura di rimanere sola per sempre. E lui non c’è… e forse non verrà mai. Questa sensazione le provoca un forte dolore, che si conclude con un grido dell’anima… Lui non è arrivato e di nuovo comincia l’attesa ….
LEI si blocca e il suo corpo s’immobilizza… con un finale “aperto” che lascia al pubblico la libertà di pensare a ciò sarà il futuro della donna. La musica intanto ci suggerisce il battito del cuore … si compie l’ultimo accordo…
L’ATTESA inizia con una domanda e si conclude con un’altra domanda. Penso che Tariverdiev abbia concepito l’apertura e la chiusura dell’opera in questo modo.
Dove, a mio avviso, la cosa più importante e significativa è l’esperienza psichica della protagonista.
IL TELEFONO
di Gian Carlo Menotti
Opera Comica in un atto
Libretto di Gian Carlo Menotti
Prima rappresentazione: 18 febbraio 1947, Heckscher Theater, New York
Edizioni G. Schirmer, New York,
Rappresentate per l’Italia Casa Ricordi, Milano
Interpreti
Lucy: Giulia Filippi, Valeria Saladino
Ben: Alberto Bonifazio, Liangchen He, Riccardo Montemezzi
Orchestra del Conservatorio “Niccolò Paganini” e del Teatro Carlo Felice
Direttore Antonio Tappero Merlo
Orchestra del Conservatorio “Niccolò Paganini” e del Teatro Carlo Felice
SINOSSI
Al termine di un vivace preludio, Ben arriva a casa di Lucy. Egli deve partire tra breve e, dopo averle dato un regalo, la informa di avere qualcosa di importante da dirle. Suona però il telefono, e Lucy si intrattiene a lungo e piacevolmente con l’amica Margaret. Ben riprende il suo discorso, ma il telefono suona ancora: è qualcuno che ha sbagliato numero. Ben riprova a parlare, ma ormai si sta facendo tardi; Lucy, premurosa, telefona per sapere che ora è. Ben, sempre più nervoso, tenta di riprendere il discorso, ma viene interrotto da un’altra telefonata: è George, che parla a Lucy con tono arrabbiato; sconvolta, Lucy si allontana piangendo, mentre Ben è assalito dalla tentazione di tagliare i fili del telefono. Lucy torna in tempo per proteggere l’amato oggetto: vuole chiamare subito l’amica Pamela per confidarsi con lei, mentre Ben, ormai disperato, se ne va. Lucy è rimasta sola nel silenzio della casa. Fuori si intravvede Ben, in una cabina telefonica, che compone il numero di Lucy: riesce finalmente a parlarle e a chiederle di sposarlo.
Su una spassosa trama, in cui le telefonate (durante le quali si sente solo la voce di Lucy, tranne che nell’ultima) si inseriscono come ‘pezzi chiusi’, Menotti presenta una garbata satira di uno dei piccoli vizi del nostro tempo: la logorrea telefonica. Il telefono è un vero e proprio personaggio della commedia: emette arpeggi pianistici quando si compone il numero, e suona come un bambino che chiama aiuto quando Ben si avvicina per tagliare il filo. La grande protagonista è Lucy, che gorgheggia in arie che ricordano quelle dello Stravinskij neoclassico, terminando con una coloratura, quando parla con Margaret; oppure canta accompagnata da arpeggi di un romantico clarinetto, quando si confida con Pamela; termina invece su un valzerino politonale il duetto con Ben, raccomandandogli di non dimenticare mai il suo numero di telefono. Il povero Ben deve accontentarsi di balbettii frammentari: consola con un’aria elegiaca l’amata offesa da George, ma anche nella sua ‘dichiarazione telefonica’ è sopraffatto dall’esuberanza vocale di Lucy. Un’orchestra sempre molto presente e vivace accompagna, in un contesto quasi interamente tonale, gli slanci melodici della protagonista, tipici dello stile di Menotti.
Produzione Teatro dell’Opera Giocosa di Savona in collaborazione con Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, Teatro Carlo Felice di Genova.
Prezzo d’ingresso al Teatro Carlo Felice, in vendita da martedì 14 novembre.
€ 8
€ 6 ridotto under 26
Lo spettacolo sarà rappresentato al Teatro dell’Opera Giocosa di Savona
Giovedì 23 novembre ore 10.30 per le scuole
Giovedì 23 novembre ore 20.30