Adriana Lecouvreur – dal 12 al 16 febbraio 2020

Francesco Cilea

Direttore d’Orchestra,Valerio Galli
Regia, scene e costumi, Ivan Stefanutti
Assistente alla regia, Filippo Tadolini
Coreografie, Michele Cosentino
Luci, Paolo Mazzon

Allestimento dell’Associazione Lirica Concertistica Italiana (As.Li.Co.)
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Francesco Aliberti

Edizioni Casa Musicale Sonzogno
di Piero Ostali- Milano

Personaggi e interpreti principali

Adriana Lecouvreur,  Barbara Frittoli /Amarilli Nizza (13-15)/Valentina Boi (14)
Maurizio di Sassonia,  Marcelo Álvarez /Fabio Armiliato (13-15)/Gianluca Terranova (14)
La principessa di Bouillon,  Judit Kutasi/ Giuseppina Piunti (13-15)
Michonnet, Devid Cecconi /Alberto Mastromarino (13-15)
Il principe di Bouillon, Federico Benetti
L’abate di Chazeuil, Didier Pieri
Mademoiselle Jouvenot, Marta Calcaterra
Mademoiselle Dangeville, Carlotta Vichi
Quinault, John Paul Huckle
Poisson, Blagoj Nacoski
Un maggiordomo, Claudio Isoardi
Danzatori, Michele Albano, Ottavia Ancetti, Giancarla Malusardi

Adriana Lecouvreur – Foto Marcello Orselli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Comunicato stampa
Il Comunicato stampa “Cilea e la Liguria”

La durata dell’opera
1° atto 36 minuti
intervallo 20 minuti
2°+3° (compreso cambio rapido) atto 65 minuti
Intervallo 20 minuti
4° atto 38 minuti
Totale 3 ore e 10
I tempi sono indicativi

Adriana Lecouvreur fu un’attrice famosa nella Parigi dei primi decenni del Settecento. Furoreggiava sui palcoscenici della capitale interpretando le opere di Racine e Voltaire. La sua bellezza e la sua bravura affascinavano gli uomini. E la leggenda vuole che morì avvelenata dalla sua rivale in amore. Un personaggio nato per diventare letteratura; e infatti Eugène Scribe e Ernest Legouvé ne fecero la protagonista di un dramma teatrale. Che conquistò il verista “gentile” Francesco Cilea: “la varietà dell’azione – disse il compositore  a proposito del soggetto – che potevano offrirmi situazioni nuove ed eleganti, la fusione della commedia e del dramma nella cornice dell’ambiente settecentesco (che conoscevo bene), il passionale amore della protagonista toccarono il mio cuore e accesero la mia fantasia”. La prima assoluta, nel 1902 al Teatro Lirico di Milano (con Enrico Caruso nel cast), ebbe un grande successo.

Ivan Stefanutti, che firma la regia, le scene e i costumi di questo allestimento dell’Associazione Lirica Concertistica Italiana (As.Li.Co.), traspone l’opera dal primo Settecento all’epoca della composizione del titolo: un’ambientazione fin de siècle in cui spicca il divismo di Adriana, che assume le pose tipiche delle grandi attrici di inizio Novecento. Un’Adriana star del cinema muto, insomma, come quelle che cominciavano a imporsi proprio negli anni in cui Cilea lavorò all’opera.  “Adriana – spiega il regista –  è un’attrice che discende dalla stirpe di Sarah Bernhardt. Nel teatro classico stavano per affacciarsi nuovi nomi come Eleonora Duse, Gys Leda, Francesca Bertini e Lyda Borelli. Trovo che Adriana assomigli molto più a queste ‘umili ancelle’ che a quelle effettivamente vissute nel ’700.”