Cavalleria rusticana/Pagliacci – dal 24 al 30 maggio 2019

Pietro Mascagni/Ruggero Leoncavallo

Direttore,  Paolo Arrivabeni (24-25-26)/Giuseppe Finzi (28-29-30)
Regia Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
Scene, Federica Parolini
Costumi,  Agnese Rabatti
Luci,  Luigi Biondi

Nuovo Allestimento in coproduzione
Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione Maggio Musicale Fiorentino

Orchestra e Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Francesco Aliberti
Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini

 

Foto dell’antegenerale di Cavalleria rusticana © Associazione Sintesi

 

Personaggi e interpreti principali Cavalleria rusticana

Santuzza,  Sonia Ganassi/Valentina Boi
Turiddu, Diego Torre/Rubens Pelizzari
Alfio, Gevorg Hakobyan /Sergio Bologna
Lola, Giuseppina Piunti
Mamma Lucia Carlotta Vichi

Personaggi e interpreti principali Pagliacci

Nedda,  Donata D’Annunzio Lombardi/Angela Nisi
Canio, Diego Torre/Rubewns Pelizzari
Tonio, Carlos Álvarez/Sergio Bologna
Silvio, Francesco Verna/Ernesto Petti
Peppe, Matteo Roma/Manuel Pierattelli
Silvio, Francesco Verna
Un contadino, Giuliano Petouchoff/Maurizio Raffa
Un altro contadino, Matteo Armanino/Loris Purpura/Marco Piretta

Durata dello spettacolo:
-Cavalleria Rusticana 1 ora e  20  minuti 
-Intervallo 30 minuti
-Pagliacci 1 ora e 20 minuti

Totale 3 ore e 10 minuti circa

 

Un realistico paesino della Sicilia di fine ’800.  Una schietta vicenda di passione, gelosia e tradimento, che si conclude con un delitto d’onore. Il  17 maggio 1890, quando al Teatro Costanzi di Roma debuttò Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni fu il primo a stupirsi del successo. Ambiva a opere monumentali e compose in fretta e furia la “piccola” Cavalleria – un atto unico di un’ora e un quarto tratto dall’omonima novella di Verga – per partecipare a un concorso (che vinse) indetto dalla casa editrice Sonzogno. Ma questo, evidentemente, era proprio ciò di cui il pubblico, i cui gusti stavano cambiando, aveva bisogno: non una finta ricostruzione storica ambientata in una corte lontana e inaccessibile, ma una storia vera appartenente a un contesto sociale più vicino come quello popolare. Con una musica semplice e genuina.

Due anni dopo, al Teatro dal Verme di Milano, va in scena per la prima volta Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, una Cavalleria ancora più cruda e brutale. Con in più un conflitto quasi pirandelliano tra teatro e vita: i clown condannati a far ridere in una situazione in cui non c’è nulla da ridere. Le armonie ruvide, brusche, e le sgangherate melodie da fiera evocano un contesto provinciale squallido, popolato di persone emarginate e infelici. Due opere gemelle, da sempre accoppiate, con protagonisti dei “vinti” verghiani.

Il Teatro Carlo Felice, in coproduzione con la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, ha affidato la regia del dittico verista per eccellenza ai Teatrialchemici dei siciliani Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, impegnati da sempre in un teatro sociale e di ricerca, registi, nella scorsa stagione, di una Norma che ha conquistato pubblico e critica realizzando il tutto esaurito ad ogni recita.

 

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